Squillace di Cassiodoro

“Corre voce che Squillace, la più importante fra le città del Bruzio (1), fondata, secondo la tradizione, da Ulisse, artefice della distruzione di Troia, sia gravata da eccessive imposte, senza un giustificato motivo; ciò non si sarebbe dovuto porre in atto durante la nostra funzione, perché i suoi danni ci apportano maggiore dolore e feriscono il nostro amore per la terra natia.
La città, situata sul golfo Adriatico, degrada dai colli come grappolo d ‘uva, non perché si sollevi in alto con salita difficile, ma per ammirare con diletto le campagne verdeggianti e la cerulea distesa del mare.

Essa guarda il sole al suo sorgere senza bisogno che l’aurora l’annunzi; l’astro fulgente, appena comincia a sorgere, mostra il suo luminoso disco. Ammira il sole sfavillante che riflette colà tutto il fulgore della sua luce, tanto che si potrebbe attribuire ad essa la denominazione di patria del sole, superata la fama di Rodi.
Rifulge di luce chiarissima e, dotata di un clima molto mite, ha inverni aprichi, estati fresche, e la vita ivi trascorre senza alcun malanno per la mancanza d’intemperie. Perciò anche gli abitanti sono svegli nelle sensazioni, perché la contemperanza del clima regola ogni cosa …
Gode pure abbondantemente delle delizie del mare, poiché si trovano nelle vicinanze alcune peschiere da noi costruite, ai piedi del monte Moscio. Infatti, eseguiti profondi scavi fra le rocce, convenientemente vi abbiamo introdotto le acque del mare, dove una frotta di pesci, guizzando in quella libera prigione, riempie l’animo di gioia e allieta la vista di meraviglie.
Essi accorrono avidi verso le mani dell’uomo e chiedono l’esca, prima di diventare essi stessi cibo. Soddisfa così l’uomo i suoi gusti e, mentre ha la facilità di catturarli, spesso avviene che col tempo abbandoni quelli già presi.
A coloro che risiedono nella città si apre anche. lo spettacolo magnifico dei lavoratori; si osservano dappertutto le abbondanti vendemmie, le ricche messi trebbiate nelle aie, il verdeggiante aspetto degli ulivi a tal punto che non ha bisogno di sentire l’amenità dei campi colui che può ammirare ogni cosa soggiornando nella città.
In questo mondo essa non ha mura; si potrebbe considerare una città rurale o una villa urbana e, valutata in ambedue i casi, gode d’alto prestigio. Poiché di frequente i viaggiatori desiderano visitarla ed evitare la fatica, per l’ amenità della città gli abitanti affrontano spese per la fornitura di cavalli da posta e delle vettovaglie.
Perciò, perché non sia di danno alla città la sua amenità o diventi causa di dispendio ciò che costituisce motivo di elogio, abbiamo deciso che… la fornitura dei cavalli e delle vettovaglie sia a carico dell’Erario.
Perciò… sii tu, città nostra, alleviata; ti concediamo un comune diritto, non un beneficio: Vivi con l’aiuto di Dio secondo la giustizia del nostro tempo e con particolare gioia di serenità.
Altri chiamino pure felici le isole, io, piuttosto, chiamerei felici le tue abitazioni … “

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  1. CASSIODORO SENATORE, Variae, XII, I5 – Traduzione di GIUSEPPE OLIVADOTI, in Tra le cose e la gente di Squillace, Cosenza 1993, pp. 17-19.
    – Questo primato di Squillace è da attribuire sopratutto al fatto che all’epoca di Cassiodoro l’appellativo di Adriatico indicava anche il mare Jonio, che veniva in esso compreso.